Lu & Lo a Vienna
2-7 Agosto 2012
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Lo e' a Vienna per il congresso QCMC. Lu, che non ci e' mai stata, lo
raggiunge volentieri: vuole sentirsi anche lei imperatrice! Lo e' a
cena con alcuni colleghi, e Lu arriva dall'aereoporto con il comodo
treno. Lo le aveva preventivamente spedito una dettagliatissima
descrizione del luogo dell'appuntamento, scelto con dedizione e
attento studio: il palazzo della biblioteca, con un enorme drago/gufo
sulla facciata e una serie di gufi sul tetto. E' inconfondibile e
visibile da lontano: Lu trovera' sicuramente il luogo
dell'appuntamento. Infatti, Lu non solo non si e' stampata le
istruzioni (che Lo deve rispedirle via SMS), ma ignora bellamente il
gufone, e Lo la deve andare a recuperare dalla parte opposta della
piazza, meno male che esistono i cellulari. Lu e' contentissima di
iniziare una nuova avventura, e ha un sorriso a 350 gradi e 189
denti. Lo e' abbastanza devastato dal congresso, ma Lu lo trascina al
localino (micro-brewery) che aveva scelto per stasera. Per fortuna e'
gia' tardi e non si puo' stare nel cortile: dobbiamo accontentarci di
sederci al tavolo interno e quindi sbrighiamo la formalita'
rapidamente. Lu rimane un po' delusa dalla birra, ma il panino che la
accompagna e' molto appetitoso e Lu se lo spazzola soddisfatta. Ora ci
dirigiamo verso l'albergo (pension Kraml), che e' a meta' tra
albergo/pensione e b&b. Molto semplice, pulito e carino. La colazione
e' molto ricca ed e' servita in un vecchio bistrot a fianco
all'ingresso. Sarebbe magnifica (muesli prosciutto uova yogurt
formaggio pane nero sugo di mela e di arancia torta viennese e
formaggi a forma di salsiccia) se non fosse che c'e' un sottofondo di
canzoncine popolari viennesi che scorre a nastro. Per le prime due/tre
colazioni sarebbe anche divertente, ma Lo (che se le e' sorbite da una
settimana per via del congresso) utilizzerebbe volentieri un obice da
120 mm contro lo stereo. La cameriera e' gentilissima e cerca di
ricordarsi da un giorno all'altro cosa ciascuno aveva scelto il giorno
prima: cosi' che ognuno si senta a casa. Lo oggi ha l'ultimo giorno di
congresso, e a Lu non sembra vero di liberarsi di lui e poter girare
la citta' senza palle al piede! Visita il Leopold museum dove inizia a
saggiare quello che sara' il leit-motif di questo viaggio, cioe'
Klimt, di cui ricorrono i 150 anni dalla nascita: ci sono moltissime
iniziative per festeggiare la ricorrenza. Alla sera, tornando
all'albergo, Lo incontra Lu al mercato e viene da lei trascinato al
centro citta'... Quali prelibatezze attendono i nostri due eroi? Lu ha
scovato un ristorantino vegetariano, dove Lo ordina un'insalata e vi
ci trova una bisteccazza ottima, alla faccia del vegetariano! Lu
ordina un "risotto", e si vede recapitare riso bollito con pesto e
zucchini. Veramente poco convenzionale, ma ottimo. Il cameriere e'
gentilissimo e simpatico, e non esita a discorrere con noi nel suo
stentato ma comprensibilissimo italiano. Lo perde conoscenza per la
stanchezza post-congresso, ma il giorno dopo siamo pronti alla
battaglia! Ci iscriviamo all'efficientissimo Wien-city-bike: in
parecchi angoli di Vienna e' possibile prendere una bicicletta da un
distributore automatico (inserendo la carta di credito e una password)
e, se si restituisce entro un'ora, l'uso della bici e' gratuito! Per
la verita', se si tiene per due ore, costa solo 1 euro, quindi e'
veramente comodissimo. Peccato che le biciclette siano dei cancelli di
ghisa con un famigeratissimo freno a contropedale che rischia di farci
capitombolare ogni volta che si smette di pedalare. Almeno le bici
sono colorate con allegri colori vivaci e Lo si diverte a sfrecciare
nel traffico, seguito dai belluini strilli di Lu: "prendi la pista
ciclabile", "non andare contromano", "attento al tram",
"fermatisemafororosso!!" ecc. Per fortuna la citta' e' piena zeppa di
piste ciclabili, sulle quali Lu e' piu' tranquilla. Ci sono perfino i
semafori apposta per le biciclette e Lo e' quasi invogliato a
rispettare il semaforo. Siamo rimasti d'accordo con Vittorio che ci
saremmo visti al Kunsthistorisches Museum. Per l'occasione di Klimt,
hanno allestito un pontile da cui si possono ammirare da vicino i suoi
affreschi vicino al tetto. Come pubblicizzato da Anton Zeilinger, il
patrono della conferenza, questa e' un'occasione unica e merita
veramente: gli affreschi (rappresentano le principali ere della
cultura umana, personificate) sono bellissimi. C'e' anche Dante, la
Chiesa, l'Egitto e la Grecia. Naturalmente anche il resto del museo e'
spettacolare. Lungo lo scalone siamo accolti da una monumentale e
bianchissima statua del Canova di un energumeno che prende
violentemente a bastonate un centauro. Lu non manca di far notare che
Lo dovrebbe farsi venire dei muscoli analoghi, invece di essere una
specie di insetto stecco. Grazie Lu, viva l'amore! La collezione del
museo inizia con una sezione egizia, dove varie mummie occhieggiano
silenziose. Colpiscono molto i papiri antichi bellissimi e colorati,
con una fittissima scrittura incomprensibile. Gli egiziani
mummificavano anche gli animali: c'e' addirittura un intero
coccodrillo, con i dentoni che spuntano dalle bende. Ci sono anche
gatti, serpenti, una tartaruga, etc. Che fossero i loro pets? Forse
avevano paura di non avere i loro animaletti nell'aldila'? Le sale
successive contengono la civilta' greca e romana: splendidi mosaici,
statue e naturalmente i bellissimi vasi greci. Lo incontra Vittorio e
la Fra' che sono in piena modalita' museo e si studiano accuratamente
ogni coccetto (Fra' e' una archeologa e quindi per lei questo ben di
dio deve essere un paradiso in terra!). Lo guarda con cura gli
splendidi vasi e cerca di scoprire se una sua vecchia idea sia
realizzabile: supponiamo che per realizzare un vaso si utilizzi un
qualche strumento molto appuntito (ad esempio un ago sottile per
scavare un solco), magari la voce del vasaio puo' essere rimasta
impressa nel vaso, grazie alle vibrazione dell'ago come su un disco di
vinile.. Nonostante Lo si studi con cura tutti i vasi, in assenza di
un microscopio, non si puo' proprio capire se questa idea possa
funzionare! La Fra' sembra un po' scettica.. Lu nel frattempo si e'
persa nelle sale dei pittori a contemplare Tiziano. Lo finalmente
riesce a scovarla, e ammira estasiato le spettacolari opere d'arte,
tra cui Brugel, Rubens, Caravaggio e i famosi "tre filosofi" di
Giorgione. Sono bellissimi i dettagliatissimi quadri di Rubens, dove
festanti villici danzano con il cucchiaio sul cappello. In un angolino
c'e' anche un quadro con degli uccelli riprodotti in perfetto
dettaglio, e tra i pappagalli e le aquile c'e' anche il famoso dodo,
ormai estinto. Lu e' entrata anche lei in modalita' museo, ma Lo
riesce a stanarla per fame. Incontriamo nuovamente Vittorio e
Francesca, e assieme ci dirigiamo ad un bar nel museum quarter che Lu
aveva adocchiato il giorno prima. Un magnifico panino con pesto e
prosciutto e' una delle opere d'arte piu' apprezzata della
giornata. Lu, grande esperta di birra, ci convince anche a provare la
Prater: birra con succo di limone, estremamente dissetante. Con il
caldo torrido che c'e', ci voleva proprio! Oggi c'e' il mercatino
delle pulci vicino al nostro albergo e Lu e Lo abbandonano Vittorio e
Fra' al loro museo (loro si' che sono dei veri professionisti, mica
come noialtri parvenu). Il mercatino e' molto simile a Porta Portese,
anche se sembra un po' meno pericoloso per i furti. Lo riesce a
trovare dei connettori per il suo stereo e una (ennesima) pila a led,
mentre Lu si acquista una meravigliosa collana: entrambi siamo
decisamente soddisfatti del bottino. Al contrario di Porta Portese
(dove dominano soprattutto africani e cinesi), qui fanno da padrone le
persone dell'est europa che arrivano e scaricano a terra tonnellate di
paccottiglia: scarpe usate vecchi cellulari vestiti dischi in vinile
tazze piatti giocattoli mobili.. I piu' organizzati hanno addirittura
un tavolo, e alcuni di altissimo livello hanno addirittura
l'ombrellone per coprirsi dall'implacabile sole. Lu e Lo ora vanno a
visitare la vicina Secession, un buffissimo palazzo quadrato
sovrastato da una palla di foglie dorate. L'ingresso e' bordato da
enormi vasi sorretti da tartarughe. Il colpo d'occhio e' terrificante,
e anche i viennesi inizialmente lo odiavano (ora pare si siano
abituati): era la sede del movimento Secession, di artisti e
architetti che volevano rompere con il passato di palazzi neoclassici
e di rigide strutture artistiche che ammazzavano la creativita'. Il
palazzo stesso e' un modo decisamente creativo di rompere con la
tradizione. Anche qui hanno costruito un'impalcatura per vedere gli
affreschi di Klimt (una serie di affreschi raffiguranti la nona
sinfonia di Beethoven), ma ci tocca comperare il biglietto per vedere
tutta la struttura. E' un museo di arte moderna, ma le opere sono di
dubbio gusto e fruizione. Si va da uno scultore che battezza le sue
opere "grandi legni n.1", "grandi legni n.2", "grandi legni n.3" ad un
altro "blind pig n.6", 7 e 8. Non chiediamo fantasia nelle opere (che
fanno abbastanza pieta'), ma almeno nella scelta dei nomi!! A Lu piace
un quadro nero con macchie di vernice azzurra e Lo si chiede se la
birra con limone le abbia dato alla testa. L'unica opera che
effettivamente merita e' il famoso affresco di Klimt, con figure che
sono al tempo stesso stilizzate e estremamente espressive, grazie
anche alle curatissime rappresentazioni dei loro vestiti e delle
facce. C'e' perfino un pelosissimo mostro con occhi
sbrilluccicanti. Queste (come molte altre opere di Klimt) non rendono
in fotografia perche' l'artista usa dei materiali particolari: foglie
d'oro e d'argento, specchietti, vetrini e madreperla, tutto
incastonato nel dipinto con tecniche molto particolari. Accanto alla
sala dell'affresco c'e' un video in cui un giovane studioso prova a
creare una copia di parte dell'affresco per studiarne le tecniche. E'
buffo vedere la complessa opera d'arte che viene ricreata in pochi
minuti, visto che il video e' riprodotto a velocita' elevatissima come
un film di Charlot! La sera siamo abbastanza cotti come pere, ma
decidiamo per una passeggiata in bicicletta lungo il canale. Lu vuole
arrivare a vedere il Danubio, ma dopo 5-6 km di gradevole pedalata il
dubbio inizia ad insinuarsi, soprattutto quando ci troviamo in mezzo a
svincoli autostradali, fabbriche e magazzini di periferia (ma per
fortuna lungo il canale c'e' una larga e comoda pista
ciclabile). Cacciando l'orgoglio, i nostri eroi si decidono finalmente
a consultare la cartina (farlo prima di partire, no?). Naturalmente
avevamo preso la direzione sbagliata! Torniamo indietro verso la
citta' e ci fermiamo a vedere una gara di kayak. I canoisti gonfiano i
muscoli e si danno un gran daffare, ma la corrente e' quello che e':
non siamo certo nelle rapide della Dora. Gareggiano anche dei bambini,
che sembrano quelli che si divertono di piu'. Ceniamo con uno
spettacolare Kebab sulla riva del canale, di fronte alla "spiaggia"
cittadina: uno spiazzo sull'argine dove hanno messo della sabbia e
alcune sedie a sdraio, dove la gente si gode la serata sorseggiando
una birra e fumando abbondantemente (bisogna rilocare tre volte il
picnic finche' il nasino delicato di Lu e' finalmente sopravento e
soddisfatto). Passano numerosissime persone in bici di tutte le eta' e
di tutti i tipi: ciccionissimi, cicloturisti, vecchietti, bambini,
ragazzi, perfino un homeless barcollante. La bici qui e' uno stile di
vita, non solo un mezzo di locomozione, evviva! Vedremo mountain bike
ammortizzate con freni idraulici a disco che non resisterebbero
neanche 5 minuti se lucchettate a Pavia. Nonostante il Kebabbaro (in
realta' un ristorante mediorientale) ci avesse confermato che potevamo
prendere quello che volevamo "take away", all'atto del pagamento si
rifiuta categoricamente di darci il cucchiaio, come faremo a
mangiare!?! Lu non e' certo una che si perde d'animo, e si dirige
decisa al venditore di yogurt gelati di fronte. Si fa regalare un
cucchiaio con la promessa che al ritorno dal picnic avremmo comperato
uno yogurt: che sfortuna, ci tocchera' sbafarci un meraviglioso yogurt
di mango coperto di granella e mirtilli! Torniamo all'albergo disfatti
e contenti e subito perdiamo conoscenza. Il giorno dopo abbiamo un
mezzo appuntamento con Vittorio e Francesca alla reggia di Schonbrunn,
fuori Vienna. Anche oggi naturalmente decidiamo per la bicicletta e ci
degustiamo una gradevole pedalata tutta su pista ciclabile e parco
urbano. La giallissima reggia e' enorme e spettacolare, anche se per
gli Asburgo era solo la residenza estiva. Lu si svacca su una panchina
del meraviglioso parco e si guarda beata i picchi sonnecchiando. Lo va
verso l'ingresso del palazzo e incontra Vittorio e Fra', anche se ci
saranno duecentomila persone sparse in un area di 20 km quadrati! C'e'
una fila immane per comperare il biglietto e quindi Lo desiste per il
momento. Lu naturalmente non ne vuole sapere, ma immediatamente si
dirige entusiasta verso le serre del palazzo: chissenefrega delle 1440
stanze in puro stile rococo' quando possiamo studiarci vaccinium
aviflorensis e palma palmis anche se siamo a Vienna? Lo si addormenta
placidamente su una panchina, cullato dagli strillini di entusiasmo di
Lu quando scopre qualche flora specialmente interessante (cioe' tutte,
per lei). Dopo la serra tropicale, andiamo naturalmente anche alla
serra desertica. Qui vediamo dei bellissimi ramarri, serpenti e
perfino una vasca piena di pesci senza occhi che abitano solo nelle
caverne piu' profonde. Enormi cactus spinosissimi occhieggiano tra le
rocce: Lu vorrebbe utilizzarne uno per accarezzare Lo sul
sedere. Torniamo nel parco del castello e, uscendo dalla zona boscosa,
rimaniamo affascinati dalla spianata: guardando dal castello verso la
collina, c'e' una enorme distesa di aiuole che si concludono su una
enorme fontana che e' praticamente una cascata costellata di enormi
statue. Un colpo d'occhio formidabile che serviva senz'altro a
meravigliare gli ospiti dell'imperatore e con noi l'effetto riesce
senz'altro. Ora la fila per visitare l'interno del palazzo e' scemata,
ma Lu desiste dalle stanze rococo'. Meglio se ci dirigiamo verso la
citta': Lu e' rientrata in modalita' Klimt e ci dirigiamo verso il
Wien museum, dove troviamo la casacca ("smock") blu di Klimt, un
bellissimo ritratto di Emilie Floge (la sua compagna/amante platonica,
non si e' mai capito), alcune sue foto e una serie di fantastici
disegni. Alcuni dei disegni sono semplicissimi: pochi tratti di
matita, ma sono molto espressivi. Molti disegni sono degli studi per i
suoi quadri, ma altri sono tracciati per il piacere puro di disegnare
che Klimt aveva. Il resto del museo non contiene un granche' di
interessante, ma c'e' una sezione Bidermeier, dove alcuni mobili
ricordano quelli della nonna Liese (per esempio la vetrinetta). Ci
dirigiamo verso Belvedere, ma ormai si e' fatto tardi e desistiamo (i
musei chiudono tutti alle 18). Invece deviamo verso il centro citta' e
arriviamo alla bellissima cattedrale, dove stanno celebrando la
messa. I turisti possono comunque entrare, ma sono tenuti a bada da un
formidabile cancello di ferro medievale. Capitiamo poi alla casa di
Mozart. Sembra proprio una trappola per turisti (e in effetti lo e'),
ma e' veramente molto suggestivo poter entrare nelle stanze dove
Mozart scrisse alcune delle sue opere piu' belle. Purtroppo, a parte
il palazzo, non e' rimasto nulla della (breve) permanenza di Mozart
li', ma i curatori hanno cercato di ricreare l'atmosfera cercando di
capire a cosa venivano adibite le varie stanze e mettendoci mobili
d'epoca. Fa impressione passeggiare nello studio di Mozart e
immaginarselo immerso a scrivere le sue opere: alcuni fogli autografi
sono in una vetrinetta accanto alla finestra. Affacciandosi alla
finestra si vedono gli stretti vicoli della Vienna settecentesca:
probabilmente non e' cambiato nulla da allora, tranne che per il
cartello di divieto di transito! Mozart arrivava a scrivere 6 pagine
di composizione al giorno, una produzione incredibile per l'epoca. Il
rumore della sottostante strada non lo disturbava affatto, anzi pare
che la confusione lo aiutasse a creare, beato lui. Guadagnava
parecchio nel periodo in cui viveva li', ma giocava anche parecchio e
perdeva spesso! Un personaggio molto spumeggiante come descritto dal
film Amadeus, alcune scene del quale (quelle girate nella sua casa)
vengono proposte in un monitor in un angolino. Per fortuna il museo
chiude e ci sbattono fuori prima che Lu entri in modalita' museo:
abbiamo corso un bel rischio perche' le guide elettroniche che ci
forniscono all'ingresso potrebbero andare avanti per un'ora e mezza,
ma per fortuna possiamo saltare e ascoltare solo le parti
interessanti. Colpisce molto la descrizione della morte di Mozart:
anche sul letto di morte stava alacremente lavorando al suo
Requiem. L'ultimo giorno della sua vita, si mise a cantare la parte
del contralto con un suo amico e con un suo parente che cantavano il
tenore e il soprano, ma arrivato al "lacrimosa" fu preso dalle lacrime
e non pote' piu' continuare. Poche ore dopo era morto, lasciando
incompiuto il Requiem. E' una storia fin troppo triste per essere
vera, ma ci piace pensare che lo sia e che lui abbia effettivamente
cantato per se stesso il proprio Requiem (peraltro una delle opere
migliori di tutto l'ingegno umano). All'uscita passeggiamo tra le
osterie e le botteghe dei vicoli tenendoci settecentescamente a
braccetto come fossimo Wolfangus Amedeus e Costanza. Chissa' quante
volte hanno passeggiato qui proprio allo stesso modo. Poco lontano
c'e' un museo che e' aperto fino alle 22 e l'infaticabile Lu non se lo
fa scappare: si tratta del museo della musica. E' fatto veramente
molto bene con una parte sulla teoria del suono e della musica con
monitor interattivi con cuffie che permettono di giocare. Un intero
piano e' dedicato alla Wien Philarmoniker Orchestra e c'e' un cinema
dove assistiamo al balletto del primo gennaio (con le ballerine che
danzano nelle meravigliose sale del Belvedere che avremmo visto il
giorno dopo) e ad una esecuzione monumentale del tema di Star Wars
eseguita al parco di Schonbrunn che avevamo visitato in mattinata. In
una teca sono conservate le bacchette dei direttori d'orchestra piu'
famosi. Alcune sono molto puntute e una e' pure spezzata: che il
direttore abbia bacchettato sulla zucca un violinista dopo una stecca?
All'ultimo piano c'e' una serie di sale ciascuna dedicata ai famosi
musicisti che hanno vissuto a Vienna (praticamente tutti). Lo, ormai
stremato, si diverte molto ad una ricostruzione (nella stanza di
Mozart) di un suo complicatissimo algoritmo per trasformare un nome in
un'opera. Ciascuna lettera del proprio nome va convertita in maniera
molto complicata in un paio di battute musicali. Il tutto viene poi
sintetizzato da un computer, con l'opzione di sentire la versione per
piano oppure quella pomposa per orchestra. Ne' "Lorenzo", ne'
"Luciaelorenzo" danno effetti molto convincenti, al contrario di
"Wolfangus", ma forse e' un problema dell'implementazione al computer
che lascia un po' a desiderare. Mozart aveva inventato questo
giochetto per insegnare ai suoi studenti a improvvisare, ma
l'algoritmo era talmente complicato che e' stato decifrato solo pochi
anni fa da un giapponese. Nonostante il buon senso sconsigli di andare
ai ristoranti italiani all'estero, decidiamo di rischiare e siamo
premiati. Dopo tutto siamo un po' provati dal cibo esotico e vogliamo
solo un po' di verdura e focaccia al rosmarino. Il cameriere e'
chiaramente un napoletano e possiamo addirittura ordinare in
italiano. Nonostante le temperature torride, Lu ordina un minestrone
sotto lo sguardo attonito di Lo che preferirebbe un gelato al
microKelvin, ma almeno il minestrone e' semplice e soprattutto
dissetante. Un altro yogurt gelato di mango suggella la faticosa, ma
soddisfacente giornata. Il giorno dopo siamo di nuovo pronti
all'azione. Oggi ci aspetta il mitico Belvedere. Purtroppo il
distributore di biciclette si rifiuta di elargirci la sua merce e ci
tocca farcela a piedi, meno male che il caldo si e' un pochino
placato. Scopriremo piu' tardi (chiamando il servizio assistenza da
una cabina, visto che dal cellulare risultava irraggiungibile) che
all'iscrizione avevamo dimenticato di specificare la via
nell'indirizzo di residenza, ma la teutonica efficienza austriaca ci
ha sgamato: impossibile affittare bici! Meno male che sono altrettanto
efficienti nello sbloccare l'impasse una volta svelato questo
imprescindibile pezzo di informazione residenziale. Il Belvedere e' un
altro palazzo neoclassico magnifico (ma quanti ce ne sono a Vienna!?!)
e siamo accolti da un imponente scalone dove avevamo visto le
ballerine danzare il giorno prima. Le opere esposte non meritano
moltissimo, eccetto che per la parte dedicata a Klimt e per un Van
Gogh in un angolino dove Lu (grande ammiratrice dell'artista
de-orecchiato) rimane estasiata per ore. Effettivamente e' un quadro
bellissimo che raffigura verdi colline che si perdono all'orizzonte:
invece dei soliti colori vivissimi di Van Gogh, i colori sono un po'
opachi se come visti in una giornata di nuvole. I campi sono resi con
spessi tratti di colore ondeggianti che sembrano quasi i colori a dita
che si usavano all'asilo. L'effetto e' incredibile: sembra di vedere
le colline che si increspano in onde di grano soffiato dal vento, un
incredibile dinamismo in un quadro statico. Un effetto geniale. Una
ragazza estasiata ondeggia dinnanzi al quadro per effetto dello stesso
vento che muove il grano: il suo corpo e' stato trascinato dalla sua
anima rapita su quelle colline di tanto tempo fa. La sezione di Klimt
e' molto ben curata, con abbondanti spiegazioni scritte direttamente
sui muri, assieme ad alcune testimonianze dei contemporanei di
Klimt. Alcuni quadri di Klimt sono eccezionali. Scopriamo anche alcuni
suoi quadri impressionisti, dove vengono raffigurati prati e frutteti,
viali alberati e case sul lago. Ottimi esempi di impressionismo, con
uno stile molto diverso da quello simbolico-raffiguarativo che l'ha
reso famoso. Naturalmente sono pero' i ritratti di persone che sono i
quadri piu' belli. Giustamente era considerato un ottimo ritrattista,
infatti riesce a comunicare, senza apparente sforzo, l'anima della
persona raffigurata: usa piccoli accorgimenti come la posizione delle
mani o l'intensita' dello sguardo, oppure anche solo la decorazione
degli abiti. Sotto una delle immagini hanno messo l'abito della
persona raffigurata in una teca. Le decorazioni dell'abito sono state
rappresentate in modo accurato. Ciononostante il modo stesso di
indossarlo e l'assenza di pieghe nel tessuto comunicano qualcosa della
persona raffigurata, sara' una suggestione? Il quadro piu' famoso di
Klimt e' "il bacio" che qui e' messo in grande evidenza in mezzo ad
una parete nera. Anche di questo quadro iconico uno non si puo'
accontentare delle rappresentazioni. L'oro dello sfondo e dei ricchi
vestiti non potra' mai essere rappresentato accuratamente in
fotografia: ad esempio, l'oro dello sfondo e' in qualche modo piu'
opaco di quello dei vestiti. C'e' anche un bel contrasto con il verde
acceso del prato, ma e' naturalmente l'espressione rapita e
abbandonata della donna baciata che e' il clou del quadro. Nella
stessa stanza ci sono anche i quadri di Giuditta e di Giuditta e
Oloferne: un trionfo di superbia e alterigia, molto espressivi. C'e'
anche un quadretto molto elegante che rappresenta un amore saffico,
con una balena blu sotto, chissa' cosa significa?! Giriamo rapidamente
il resto del museo: in una magnifica sala tonda, hanno messo una
circonferenza di teste di marmo con delle buffissime espressioni,
molto divertente. C'e' anche un quadro di inizio ottocento che
raffigura in maniera estremamente realistica una scena in Marocco:
sembra una fotografia. Ora usciamo nel sole a picco e ci dirigiamo
verso il centro attraverso l'ennesimo parco spettacolare. Lu decide
che potrebbe diventare un giardiniere, ma e' spaventata dal molto
studio che tale attivita' richiederebbe. Lo e' tagliato fuori da
questo particolare mestiere, visto che riesce anche a fare morire i
cactus domestici. Decidiamo per un picnic al parco e Lu compra dei
meravigliosi wrap di humus, melanzane e falafel da un negoziante
egiziano del mercato con cui aveva fatto amicizia il primo giorno. Il
negoziante le regala perfino un limone egiziano speziato. Mangiamo in
un bel parchetto di fronte alla Technical University (TU) dove Lo
aveva seguito il congresso, ma Lu non si gode molto il picnic: nella
sua ingordigia si e' messa l'intero limone in bocca ed e' risultato un
superconcentrato di acido condito da acidissime e fortissime
spezie. Potrebbe essere usato per dissolvere il rame nella costruzione
di circuiti stampati elettronici e una fumata nera inizia ad uscirle
dalle orecchie e dal palato! Dopo pranzo, accompagnato (per Lu) da
abbondanti libagioni nel disperato tentativo di diluire l'acido, ci
dirigiamo verso il quartiere di Hundertwasser. E' un architetto
eclettico e geniale che Guido ha paragonato a Gaudi'. La casa di
Hundertwasser e' notevole, con la facciata policroma e gioiosa, le sue
assurde colonne panciute messe in tutte le angolazioni possibili, le
figure geometriche (coni e sfere) sparse casualmente e gli alberi sul
tetto e sui balconi. Naturalmente le radici degli alberi non possono
essere molto profonde: chissa' cosa succede se arrivano delle folate
di vento molto forti!? Certo che morire perche' ti e' caduto in testa
un albero da un balcone non e' la morte piu' gloriosa che si possa
immaginare. I pavimenti e i marciapiedi sono tutti ondulati, perche'
Hundertwasser diceva che gli esseri umani non sono fatti per camminare
sul terreno piatto che serve solo alle macchine e quindi e' degradante
usarlo anche per luoghi abitativi. Sara', ma noi inciampiamo
continuamente sui visionari pavimenti ondulati, imprecando
l'architetto idealista. La casa e' effettivamente spettacolare, ma non
si puo' visitare all'interno. Si puo' solo entrare in una specie di
centro commerciale, ma e' talmente caotico e pieno di paccottiglia che
e' quasi impossibile capire la geniale struttura architettonica
sottostante. Labirintiche scale, piante e fontane ovunque fanno
pensare di essere stati proiettati in una litografia di Escher. Il
contrasto con le convenzionali case che fiancheggiano questa struttura
e' notevolissimo. Per Hundertwasser l'uomo deve riconquistare il suo
contatto con la natura e Lu rimane estasiata per l'architettura, ma
soprattutto per il messaggio che essa rappresenta. Per caso e per
fortuna scopriamo sulla guida che c'e' un'altra struttura dello stesso
architetto poco distante. Qui non c'e' praticamente nessuno, anche se
questa e' un museo che si puo' visitare anche all'interno. L'atrio e'
pieno di luce, fontana e piante. Anche solo i cessi pubblici del museo
sono veramente degni di nota, con pavimenti ondulati e mattonelle
irregolari e coloratissime. Ovviamente tali pavimenti presentano un
qualche problema non solo per la deambulazione, ma anche per i mobili
che devono essere visibilmente puntellati con enormi zeppe sotto. Il
museo descrive le opere di Hundertwasser, che non si limitano solo ai
progetti architettonici, alla sua filosofia e ai suoi quadri, ma anche
ad un vero e proprio stile di vita in armonia con la natura. C'e' un
plastico con la sua citta' ideale, dove tutti i tetti sono coperti di
erba e alberi (come anche questa casa). Accanto ad un finestrone
enorme trasformato in serra c'e' un enorme cubo pieno di terra da cui
esce un discreto albero che si arrampica verso l'esterno. L'albero
(nella sua filosofia) serve non solo a regolare il microclima della
casa (temperatura e umidita'), ma anche a fornire privacy (tranne che
d'inverno?!?) e a schermare i rumori esterni. Ci sono anche delle
enormi vasce di piante che dovrebbero servire a sperimentare la
purificazione dell'acqua. Per fortuna ci risparmiano l'altra sua
invenzione: il cesso all'humus senza ventilazione, meno male,
l'abbiamo scampata bella! Un altro plastico (con foto prima-dopo)
mostra la chiesa che lui ha restaurato, trasformando una banale chiesa
di campagna in un'opera d'arte, dove, nelle sue intenzioni, Dio e'
piu' invogliato ad incontrare gli uomini e viceversa. C'e' anche il
plastico dell'inceneritore dei rifiuti di Vienna, dove lui ha fatto
opera di "bellificazione", trasformando un bruttissimo capannone
industriale in un bellissimo edificio coperto d'erba e di
cascate. Sara' anche pratico? Ci sono anche le bandiere per la
Palestina (una croce di David sorretta da una mezzaluna islamica:
un'ottimistica bandiera che dovrebbe stimolare la pacifica convivenza)
e per la Nuova Zelanda (una spirale Maori verde in campo bianco che
simboleggia le tradizioni e la natura neozelandese) dove lui ha
vissuto per molti anni e dove e' ora sepolto. Siamo affascinati dalla
sua filosofia e dalla sua casa. Lo e' poco convinto dai suoi quadri
coloratissimi che gli dicono poco, ma Lu e' talmente trascinata che li
trova bellissimi. Lei vorrebbe pure acquistare i tappeti di
Hundertwasser per la nostra nuova casa, meno male che non potremmo
permetterceli, pericolo scampato. Sembra un vero idealista, come ne
sono rimasti pochi nella nostra societa' efficientista, ma
effettivamente si rimane con il dubbio che le sue idee siano poco
realizzabili e poco utili sul piano pratico. Ora abbiamo giusto il
tempo di attraversare il parco Prater in bicicletta (vedendo la famosa
ruota panoramica in lontananza) per arrivare al Danubio prima
dell'incontro per cena con Vittorio e Francesca. Il Danubio e'
impressionante e sbuchiamo proprio a fianco a degli aliscafi
affusolatissimi, ma chiaramente sovietici. Servono a collegare
Bratislava a Vienna via fiume! I cigni si dirigono vogliosi verso di
noi, sperano che Lu getti loro del pane (oppure sanno che Lu gettera'
loro Lo con alta probabilita'?) Nel tornare verso il centro ci
perdiamo e arriviamo tardi all'appuntamento. Vittorio ci dirige sicuro
nel dedalo di viuzze verso un localino che aveva avvistato: "non vi
preoccupate, non so dove stiamo andando, ma ho la memoria
fotografica". In effetti arriviamo in un vicoletto nascosto vicino
alla casa di Mozart dove finalmente possiamo assaggiare la vera cucina
viennese, annaffiata da birra e succo di limone. Lo prende il goulash
tipico, mentre Lu si lascia affascinare dal pollo bio (solo perche' e'
"bio" naturalmente). La serata e' molto gradevole e
spensierata. Perfino il fortunale di vento che ad un certo punto si
abbatte su di noi rovesciando piante e bicchieri non ci disturba. Lo
non puo' fare a meno di pensare agli alberi sulla casa di
Hundertwasser e immaginarseli cadere come stuzzicadenti sulle macchine
parcheggiate sotto: una bella vendetta della natura sulla
tecnologia. Il giorno dopo e' l'ultimo giorno di Vienna. Andiamo a
vedere la meravigliosa chiesa gotica Votiv-Kirche, ma scopriamo che e'
stata costruita (dall'imperatore che era scampato per miracolo ad un
attentato in quel sito) a meta' del 1800 in stile neo-gotico. Sara',
ma e' bellissima lo stesso. Nella chiesa ci sono delle incredibili
fotografie artistiche che spannano tutto il ventesimo
secolo. Purtroppo non capiamo nulla perche' le didascalie sono solo in
tedesco. Decidiamo poi per il museo di Efeso, tanto decantato da
Vittorio il giorno prima, ma e' chiuso. Ripieghiamo al museo di
scienze naturali (anch'esso decantato da Vittorio), ma pure questo e'
chiuso. Attraversiamo sconsolati il bellissimo palazzo di Sissi e Lu
quasi si piega a visitarlo, ma si salva all'ultimo momento riuscendo a
scovare il globen museum aperto, il museo delle palle: si tratta di
magnifici mappamondi antichi. Il museo e' molto ben fatto e spiega in
dettaglio (con anche strumenti informatici) i vari mappamondi. E'
incredibile come fossero poco precisi i mappamondi di Mercatore. La
latitudine e' rappresentata abbastanza fedelmente, ma la longitudine
e' completamente sbagliata anche per zone conosciutissime come
Inghilterra, Spagna, Francia e Italia (non parliamo del giappone che
e' goffamente rappresentato con un errore di almeno 30-40 gradi di
longitudine!) C'e' un programma che permette di scorrere il
mappamondo di Mercatore in stile google earth con la possibilita' di
sovrapporre le posizioni vere degli stati e dei continenti. Sono anche
affascinanti i mappa-luna, le sfere che rappresentano la luna. Quelle
prodotte fino agli anni 50 rappresentavano naturalmente solo meta'
luna: la faccia visibile da terra. Non c'e' neanche un mappa-marte o
un mappa-venere, anche se ormai conosciamo benissimo ambo i
pianeti. Lu e' affascinata nel constatare che fino al 500 non
riuscivamo neanche a rappresentare il nostro pianeta e l'altro ieri e'
atterrata su Marte l'ultima sonda NASA (Curiosity) con un atterraggio
rocambolesco e spettacolare, che incredibile progresso! Abbiamo ora
giusto il tempo di andare a gustarci un bellissimo picnic nel parco
godendoci la prima giornata veramente spettacolare del nostro giro (ma
con il tempo siamo stati fortunatissimi: non ha mai piovuto!). Il
vento ha spazzato via l'umidita' e oggi si sta proprio bene. Un sacco
di viennesi si godono la pausa pranzo pascolando i bimbi o facendo
yoga. Un ragazzo accanto a noi si esercita in incredibili esercizi di
equilibrismo con una sfera di cristallo, mentre Lu si diverte a
guardare i bimbi che scorrazzano: una bimba bionda timidissima non osa
allontanarsi dalla carrozzina, mentre una bimba scura scorrazza per
tutto il parco seguita dagli strilli della mamma che teme che affoghi
nello stagno delle papere... Si e' fatto tardi e ci dirigiamo mesti
verso il treno per l'aereoporto con negli occhi l'azzurro intenso del
cielo e il verde scuro del parco urbano. Sembra proprio una citta'
dove si vive bene!